Il rev. A. Martini nella sua traduzione annota quanto segue:
“Secondo questa lezione della nostra Volgata, il voto di Jephte avrebbe per oggetto non veruno degli animali ch’ei potesse avere in sua casa, ma solamente le persone di sua famiglia, delle quali la prima che se gli pari davanti al suo ritorno, promette di offrirla al Signore: e così l’intese S. Agostino. Il Caldeo e varii moderni suppongono compresi nel voto anche gli animali, e l’ebreo può avere anche questo senso. Sopra questo voto di Jephte dirò brevemente:
Primo, che considerato in se stesso egli fu temerario e ingiusto: tale è la comune opinione dei Padri, trai quali s. Girolamo non temé di dire, che Jephte fu stolto nel fare il voto, ed empio nell’adempirlo. Egli fece (dice S. Agostino) una cosa proibita dalla legge, e non comandata a lui per veruna speciale intimazione di Dio; anzi lo stesso s. Dottore non dubita che Dio per punire la temerità di un tal voto permettesse che la sua unica figliuola fosse quella che gli venne innanzi la prima dopo la sua vittoria.
Secondo, che io non potuto giammai aderire al sentimento sostenuto da alcuni moderni spositori, i quali senza altro fondamento, che quello delle favole rabbiniche, contraddicendo, per quanto a me sembra, all’espressa testimonianza della Scrittura (v. 39) e all’unanime sentenza de’ Padri e anche degli antichi maestri della Sinagoga, e a quasi tutti i nostri interpreti antichi e moderni, pretendono che Jephte non adempisse il suo voto, ma consacrasse la figlia a un perpetuo Nazareato.
Terzo, se d’altra parte noi rifletteremo che quest’uomo semplice e militare con pia e retta intenzione si muove a fare il suo voto, e perché inevitabile ne crede l’adempimento, con estremo dolore suo lo adempie, sacrificando l’unica figlia; se rifletteremo ch’egli potè avere in mira il sacrifizio di Abramo, e sperare (come
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accenna s. Agostino) che Dio accettando il suo buon animo avrebbe impedita la morte della sua figlia, come del figlio di Abramo; se rifletteremo alla grandezza dell’animo, colla quale per amor del pubblico bene si riduce a privarsi della cosa più cara che avesse al mondo, temendo che Dio lasciasse di prosperare la repubblica d’Israele, quando egli non isciogliesse il voto fatto per essa; se rifletteremo che la stessa grandissima vittoria riportata dopo fatto il suo voto, potè confermarlo nell’opinione del debito che gli correva di adempirlo; se a tali cose vorrem riflettere, potremo, facilmente comprendere, donde avvenga che que’ padri medesimi, i quali si sono più fortemente dichiarati contro il voto di Jephte, non lascino di lodarlo per ragion della stessa azione. Se Jephte (dice S. Girolamo in cap. 7 Jerem.) offerì a Dio la vergine figlia, non è gradito il sacrifizio, ma l’animo dell’oblatore. Vedi s. Tommaso 2.2 q.88. Art 2.
Concludo colle parole di s. Agostino, q.49 in Jud. Jephte meritò gli elogi di Paolo (Heb XI) e quelli dello Spirito Santo (Ecclesiastico 46) per la vita buona e fedele, nella quale dobbiamo credere che egli morì”. Mons. Antonio Martini
12. Vittoria di Jefte su Efraim e sua morte. I
giudici Ibsan, Elon e Abdon.
1.41 Gli uomini di Aeferaijm si riunirono insieme,
andarono verso nord e dissero a Jifetach:
Perché sei passato per combattere contro i
figliuoli di Yammon, e non ci hai chiamati
per andare con te? Vogliamo bruciare la tua
casa e te con il fuoco.
2.42 Jifetach disse loro: "Io e il mio popolo
eravamo in grande lotta con i figliuoli di81
Yammon; e quando vi chiamai, non mi avete
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liberato dalle loro mani.
3.43 Quando vidi che voi non mi aiutavate, misi
la mia vita nelle mie mani, e passai su
contro i figliuoli di Yammon, e il SIGNORE
me li consegnò in mano mia; perché allora
siete venuti da me oggi per combattere
contro di me?
4.44 Allora Jifetach radunò tutti gli uomini
di Gileyadh, e combatté contro
Aeferaijm; e gli uomini di Gileyadh
sconfissero Aeferaijm, perché dicevano:
Voi Gileyadh siete profughi di Aeferaijm fra
gli Aeferaijm, fra i Menasheh. [Ingl. con]
5.45 I Gileyadh presero i passi del Yoredden
davanti agli Aeferaijm; e fu così che,
quando gli Aeferaijm che erano fuggiti
dicevano: Lasciami passare; gli uomini
di Gileyadh gli dicevano: Sei tu un
Aeferaijm? Se lui rispondeva: No,
6.46 allora gli dicevano: Pronunzia ora
Shibboleth, lui diceva Sibboleth, perché lui
non poteva pronunziarlo correttamente.
Allora lo prendevano e l’uccidevano nei
guadi del Yoredden; e degli Aeferaijm in
quel tempo ne caddero 42.000
(quarantaduemila).
7.47 E Jifetach giudicò Jiseraael 6 (sei) anni.
Dopodiché Jifetach il Gileyadhij, morì
e fu sepolto in una delle città di Gileyadh.
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Il racconto biblico è una ripresa della storia di Abrahamo e Isacco. Stando alla lettera sembra vi sii da parte di Dio ingiustizia. (I 2 padri Jefte e Abrahamo vivono l’ubbidienza al volere di Dio nel dolore. Isacco infine per un miracolo o intervento di Dio non muore, Seìla o Ifis secondo altri si).
Filo addirittura ne fa una tragedia come Agamennone e Ifigemia: Jefte e Seila. Sia il racconto biblico canonico come quello di Filo hanno in comune: attendono quel dramma che nel popolo di Dio e nella Volontà di Dio non v’é.
Prendendo alla lettera e non razionalmente la storia di Jefte - il voto – e il sacrificio del voto, avremmo un Dio cruento non solo geloso. Non come JESUS, l’Emmanuele benvenuto tra noi. Sì, i preparati l’attendiamo. Dante condanna con ragione il voto di Jefte se le cose stanno così scrive Gina Lagorio: “ Cui più si convenìa dicer “Mal feci” che, servando far peggio”. No, basta questa sentenza per quel gran uomo. Lutero riconosce e dice: “Uno è più inclinato a pensare che lui, lei non l’ha sacrificata; ma il testo dice chiaramente che lui lo fece”. Il racconto così è esplicito anche se non v’è il come l’ha
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sacrificata. Ma ci ritorneremo perché se il racconto non fosse così come l’interpretiamo noi? Sì, si ha lodare l’Eroe padre Jefte pure la Seìla o la Ifis chiamata così nel dramma di Buchanam agli oratori di Carrissimi, Händel, Stockmeier, Galuppi, Meyerbeer; se preferite... come volete. Seìla rimase una donna casta-ubbidiente portò tanto rispetto al padre, come oggi ve ne sono pochissime. Entrambi compresero da persone mature e responsabilizzanti la storia di Dio col popolo Israele. Jefte difese-aiutò-salvò un popolo e quello “giusto”. Anche a lei come al padre, così al popolo Israele, i nemici di Dio: Ammoniti, le sono stati: tentazione da annientare.
Jefte secondo Filo o Filo secondo Jefte sapeva:
“Fintanto vissero i nostri conduttori, ci ammonirono a seguire/ubbidire la nostra Legge (Il Decalogo). Ammon e i suoi figli, differentemente fuorviavano* il popolo (Israele) dalla sua via dove camminava”. (Filo 39/6)
*[pervertivano, corrompevano, distoglievano, deviavano, traviavano a rimanere sulla retta via].
Oggi o in questo giorno vi è questo pericolo reale-interno-cruciale. I figli di Dio non credendo GESÙ, non ubbidiscono manco alla Legge. Si fanno trasportare o traviare dal denaro, dalle cose, dal sistema ateo-profano-mondano-satanico. Non si parla più di Figli di Dio ma di Hexen e Hexers figli del diavolo. Questo secondo IDDIO, Mosé, i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli
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è peccato.
Nel cap. 39/7 di Filo vi è:
“Allora il popolo prego, uomini, donne, bambini, babies a unisono dissero preganti: Signore: Girati verso il popolo che tu hai eletto e non distruggere il vigneto che ha piantato la tua destra!
Questo popolo sii davanti a te una eredità che tu possedesti dal principio che tu sempre preferisci, per essi tu creasti le residenze; che tu ci hai condotti nella da te giurata e assicurata terra. Non ci consegnare a quelli che ti odiano, Signore!”
Dopo ciò a Dio le dispiacque e fortificò Jefte.
Lui da conduttore di Israele per vie diplomatiche fece presente le sue e le ragioni di Israele al Re Ammonita il nemico n° 1. Ma il re Ammonita non voleva venire a pace con Jefte.
“Se gli Ammoniti verranno dati nelle mie mani e io ritorno, tutto ciò che mi viene per primo davanti, diventerà un olocausto al Signore”. (Filo 39/10)
La Sacra Scrittura dice: “Quando io ritornerò in pace dai figliuoli di Ammon, ciò che uscirà dell’uscio di casa mia sarà del Signore e io l’offrirò in olocausto”.Gd 11:31 D
“Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa
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di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima»”.
Gn 28 20-22 CEI
La storia biblica non può cambiare. Finisce in tragedia sembra proprio a morte.
Jefte “ritornava a casa sua in Mizpa”. Non l’incontra un soldato, una serva, il servo, un cane, gatto, capra, asino, bue o altro; ma l’unica figlia primogenita. Lei e le compagne gli andavano incontro come le donne d’Israele con tamburelli, flauti musica, canti, danze; festa per portare il padre Jefte in trofeo. Da lontano si rallegra. Ma Ahimè Jefte si ricorda del voto giurato e sa non può ritrarlo o non vuole ritrattarlo. La Sacra Bibbia consiglia con sapienza: È meglio non far voto o giuramento!
Immaginate veramente il dolore di cuore di Jefte dopo la vittoria sui nemici, giubilata e danzata nei tamburelli dei suoi connazionali. Ma questa proprio non ci voleva! Lui s’immaginava: la nazione in festa, lui tenuto qual eroe a casa, soddisfatto, in riposo, felice con i suoi, ancora forse con la moglie. Ma le cose non si svolsero come lui prospettava. “È Dio che dispone in ciò che l’uomo propone”.
Chi sa la figlia era fidanzata, aveva l’amante, l’amico, doveva sposarsi. I 2 innamorati in Israele vogliono aggiungere onore e vita, una famiglia a Dio e al suo popolo. Tutto ciò in breve tempo viene catapultato. In questo momento, non solo la così chiamata da Filo “Seìla” ma anche
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Jefte sono al di là delle loro aspettative – che realtà cruenta, che infausto giorno; il mondo dice: “giorno sfortunato-famiglia sfortunata!”. Secondo il racconto biblico il retto Giudice e qui ha una vero-somiglianza con il “Giudice dei Giudici” non con un giudice empio ingiusto:
Lc 18 1-8.
Lui: “Ah, figlia mia, tu mi opprimi di dolore! Tu sei causa del mio turbamento. “Ho dato parola al Signore e non posso ritornare indietro”.
Gd 11 35
Lei: “Padre mio, se tu hai dato parola al Signore fai pure di me secondo quello che hai detto; poiché il Signore ti ha concesso di vendicarti degli Ammoniti tuoi nemici”. Gd 11 36 N
Nelle nostre famiglie oggi non esiste questa intesa-questo affetto e rispetto! No, spesse volte il figlio o la figlia hanno già amici o fidanzati intimi stranieri; rimangono dispiaciuti veramente tanto-tanto!
Qui sono le parole di una chiesa consacrata a IDDIO a fare la Sua Volontà. Lo stesso se c’è ne accorgiamo disse l’altra Vergine rinomata dai cattolici a regina: Maria di Nazaret del N. T. all’angelo: “Fai pure di me secondo quello che tu hai detto”.
Riflettiamo: Maria riceve il figlio – Dio l’Emmanuele- Dio con noi. Non vi era altro- non vi è altro-non ci sarà altro Gesù Cristo da attendere!
Seìla invece dopo che secondo la petizione al
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padre, le viene concessa; piange la sua verginità con le sue amiche. Ma di queste donne ce ne sono oggi nel mondo? Cosa significa? Fu sverginata forse da qualche Sacerdote o si votò o meglio fu votata a rimanere vergine per sempre senza sposarsi. Le altre giovani compagne avranno marito, figli, diventeranno madri in Israele, lei non sarà più una madre in Israele, Seìla non avrà figli.
Qui riflettiamo, meditiamo il racconto di questi 47 brevi versetti del cap. 11 e cap. 12 del libro di Giudici.
Quanti uomini e donne fuori la CHIESA e dentro non desiderano figli dopo il matrimonio oggi? È vero però anche, che non esiste una struttura umana come la famiglia dove per essa non si fa più tifo. Forse perché il fondatore è IDDIO?
Quante donne hanno pianto la loro verginità? Quante se ne sono infischiate? E di essa e della famiglia e dei figli e dell’onore? Di più del comando di IDDIO CREATORE!
“Crescete e moltiplicate! Riempite la terra”.
Gn 9 1
Quanti ce ne sono, vogliono che il casato si fermi – l’albero non si sviluppi più e non vadano più avanti nell’onore, nelle benedizioni di molti figli. Quanti però anziché hanno voluto tante donne o molti uomini!! Peggio.
Ora Jefte figlio di prostituta dalla sua compagna di vita ha questa unica figlia…
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Proiettiamoci Gesù figlio unigenito del Padre celeste IDDIO, generato- creato, sta morendo al Golgota come olocausto…
Tutti due non desiderati olocausto.
Entrambi voluti per vivere oggi e domani il tempo umano variabile corto o lungo e il tempo divino eterno.
È Jefte come dice la Sacra Bibbia: non ha più speranza futura. Gesù che esclama: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato!”
Si giunge l’estremo – s’inizia dal niente – 2 sostanze ovulo-sperma, e si finisce senza vita, senza spirito: ossa morte e secche. Questo è anche il miracolo di Dio da niente a niente e con la resurrezione ad immortalità a tutto in tutto.
IDDIO, possibile doveva punire quell’uomo Jefte tal modo? Che differenza farebbe però se Moloc-Baal-Chemosh e come si chiamerebbe la divinità in tutti i dialetti e lingue… avrebbero accettato il sacrificio cruento di un essere fatto a somiglianza di DIO.
E se le cose stanno così perché si veniva puniti con la maledizione?
“Chiunque dei figli di Israele o degli stranieri che soggiornano in Israele, che dona uno dei suoi [figli] a Moloc sarà sicuramente messo a morte, il popolo della nazione lo lapiderà con pietre”.
Io voglio porre la mia faccia contro quell’uomo e voglio reciderlo [eliminarlo] dal suo popolo; perché lui ha dato la sua progenie a Moloc per contaminare il mio Santuario e
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per profanare il mio santo nome”. (V. st)
Ancora dell’altro.
In alcune Versioni Lv 27 2 dice: “Se qualcuno vorrà sciogliere (anziché usare “adempiere”) un voto, le persone [votate] saranno valutate di fronte al Signore secondo la stima che tu farai. E la tua stima sarà di 50 sicli d’argento (a siclo del Santuario) per il maschio da 20 ai 60 anni e 30 sicli per una donna”. Vers. Fulvio Nardoni
Se esisteva questa clausola, perché non versava questo tantum -dico io- per entrambi: 80 sicli; e se ne liberava? Non potette? Certo questo era in suo potere di farlo, erano i più benestanti d’Israele, quelli della Casa di Jefte! Rappresentava il presidente della Repubblica d’Israele come il nostro presidente della Repubblica Italiana!
Qualcuno ha fatto il conto in € 296, altri il salario di 240 gg di uno schiavo.
“Ma se uno lo vuole riscattare, aggiungerà un quinto alla sua stima”. v. 13
Cioè 80 sicli + 16 = 96 sicli
In Gd 12 39 leggiamo nella Versione Diodati:
“Al termine di 2 mesi ella ritornò a suo padre, ed egli le fece secondo il voto ch’egli avea votato”.
“Or ella non avea conosciuto uomo”.
Sicuro è la figlia apparteneva a Jefte e Seìna era sua. Secondo ciò che abbiamo compreso del voto
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lui la doveva uccidere.
Significa questo voto da offrire in olocausto al Signore o é votata al Signore, é consacrata al Signore! In un senso vi è morte nell’altro vita.
Ma come poteva il Signore gradire una simile offerta! Il Santuario con l’altare degli olocausti si aveva profanare. Il Sommo Sacerdote non era autorizzato a compiere questo sacrilegio. Poteva il padre ucciderla come voleva perché aveva fatto il voto?
Io e gli altri neghiamo: Non poteva. Né secondo la legge di Dio, né con quelle che vigevano in Israele! Allora, allora; allora non si sa cosa avvenne.
Escludendo l’uccisione e ammettendo la non-tragedia ma la clausura.
Con le usanze di oggi, dopo i 2 mesi poteva avvenire che veniva portata a servire nel Tempio così da Vergine fare il voto servire il Signore da donna consacrata a lui.
Come lo fu Samuele tutta la vita. (Come una suora).
Ancora oggi ma raro si ode: Ha fatto voto vivere da religiosa: È entrata nel Monastero, nel Convento YX. È diventata una clarissa cappuccina, una monaca carmelitana, una cirstercense bernardina, una agostiniana benedettina, una serva di Maria, una monaca maronita, una concezionista francescana ecv….
Come Anna portò Samuele nel Tempio, Jefte avrà
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