(NON E' UN PESCE D'APRILE!)
[Tito Flavio Giuseppe – Yosef Ben Matityahu (Mattia) nacque a Gerusalemme intorno il 20 o 37 ?– morì a Roma verso il 100. Nel 68 incontrò Tito Flavio Vespasiano e Giuseppe le predisse sarebbe diventato Imperatore. L’anno successivo (69) Vespasiano venne nominato Imperatore. (Guerre giudaiche III / 89.400-402)
Giuseppe era incatenato e doveva essere giustiziato. L’imperatore Vespasiano si ricordò di Giuseppe e della sua profezia in nome di Dio: “Mi sembra vergognoso che mi ha predetto l’impero […] sia ancora in prigionia con le catene”. (Gg IV/ 10.7.626)
Dal giorno della sua liberazione ebbe credito di profeta e legato della famiglia dei principi. Cambiò il suo nome in Tito Flavio Giuseppe in onore alla dinastia dei Flavius. Nel 66 comandò le truppe giudee. Giuseppe visse i suoi ultimi anni a Roma godendo del patrocinio reale].
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Flavio Giuseppe è un nome molto conosciuto tra gli esegeti, teologi, storici e interessivi della Vita di Gesù Cristo. Come è saputo ha scritto: La Guerra Giudaica, Antichità Giudaiche, Autobiografia, Testimonium Flavianum.
Su quello che scrive nei suoi libri, si dice di lui positivo e negativo. Molti calcoli sono esagerati per la maggior parte degli storici.
Io ho saputo di questa lettera ad Aprile 2025. Dacchè supera le aspettative mie e quelle dei veri cristiani attenentesi alla Sacra Bibbia, in modo particolare i resoconti dei Vangeli e Fatti degli Apostoli. Trovo questa testimonianza simile il pregio di Antonio Martini (cattolico), Giuseppe Flavio (ebreo).
In verità il suo rapporto su Gesù e i suoi seguaci è molto pregiabile. Esso vero è fuori la Sacra Bibbia eppure è di un contenuto di vero israelita. Si sii convertito? Il lettore/la lettrice ne trarrà benedizioni infinite, da fiduciare ancora più maggiormente a chi dette la Sua vita per redimerci: Emmanuele il Nostro Signor Gesù Cristo.
Non si sa quando la scrisse perché parla di aver udito Gesù e ciò sarebbe avvenuto l’anno 27-31 d. C. Ultimamente però è stata pubblicata una lettera ai suoi compatrioti Ebrei. Il Video l’ho dovuto tradurre dallo spagnolo. Il suo tenore è il seguente:
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“Salute fratelli miei! Vi scrivo da Roma dove i rumori e racconti di nostra terra sono arrivati in forza. Come sapete si parla sopra Gesù di Nazaret. Molto si sa sopra Gesù di Nazaret, quello che camminò con noi da una decade. Voglio condividere con voi non solo quello che ho udito da diverse fonti, anzi quello che ho visto e ho testimoniato verso quest’uomo che tanti considerano un profeta, altri un Maestro e alcuni quel Messiah profetizzato. Gesù era un uomo semplice, però la sua presenza era accativante. Nei colli e sinagoghe egli parlava con un’autorità che non era comune tra noi Rabbi. I suoi discorsi erano pieni di sapienza. Molti dicevano che insegnava con chiarezza e il potere degli antichi profeti. Ricordo di aver ascoltato la sua voce forte e serena, dicendo parole che toccavano il cuore dei semplici e sfidavano gli eruditi. Le folle lo seguivano in attesa di speranza e guarigione.
La sua fama si sparse per tutta Galilea e molti erano attratti per i racconti dei suoi miracoli. Ciechi che recuperavano la vista, storpi che nuovamente camminavano. Lebbrosi purificati e fin i morti che secondo quello che dicono furono restituiti alla vita.
So che molti di noi Farisei e Sadducei lo guardiamo con sfiducia, perché Lui diffidava le tradizioni e confrontava apertamente l’ipocrisia di alcuni dei nostri Leaders. Nonostante, non posso negare che il popolo l’amava. Egli parlava di un Regno di Dio, che non era di
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questo mondo. Di un Padre che accoglieva a tutti e invitava ai peccatori al pentimento e alla riconciliazione. Durante la festa di Pasqua l’agitazione crebbe. Io stava a Gerusalemme quando udii sopra la sua Entrata trionfante nella città montato su un asino, mentre le folle lo acclamavano come Figlio di Davide, il Messia. Ciò provocò un furore nei Sacerdoti e Leaders del Tempio che temevano la crescente influenza di quell’uomo. Alcuni speravano che condurrebbe una rivolta contro i Romani. Ma Gesù sembrava più interessato nel trasformare il cuore dell’uomo che nel governare per la spada. Poco dopo udii il tradimento di uno dei suoi propri discepoli Giuda e come fu arrestato e condotto al Giudizio del Sinedrio e consegnato a Ponzio Pilato. L’ accusa: blasfemia e agitazione politica. Seppi che fu frustato, ridicolizzato e finalmente condannato alla crocifissione, il castigo più vergognoso riservato ai criminali. Tanti di noi pensiamo che con la sua morte il suo messaggio scompariva; perciò come ben sapete non fu ciò che avvenne. Dopo la sua esecuzione sorsero rumori e testimonianze che Gesù era risorto dai morti. Alcuni dicono videro il sepolcro aperto. Altri affermano che lo videro e parlarono con Lui. Ci sono quelli che ci assicurano che scese nei cieli davanti gli occhi dei suoi seguaci. La verità, miei fratelli, è che i suoi discepoli, quegli uomini e donne semplici: pescatori ed esattori d’ imposte, si convertirono in Leaders coraggiosi,
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annunciando le sue parole con fervore e senza timore. Roma come sempre è un centro di rumori e speculazioni. Molti parlano di quelli che seguono a questo Gesù, come se fossero sette pericolose. Però vedo che sebbene le persecuzioni e prigioni, loro permangono fermi. Sembra che in loro qualcosa l’impulsa a continuare anche prima la morte.
Dovete sapere che non scrivo per giudicare, né per appoggiare, ma solamente per riferire ciò che vedo e ascolto. Quest’uomo di Nazaret, sii quello che sii, lasciò un’impronta profonda nella nostra storia, anche qui nel cuore dell’impero. Il suo nome è pronunziato con una miscela di timore, rispetto e odio. Sia come sia, spero che l’Altissimo ci guida verso la verità e che possiamo comprendere i tempi che viviamo, con sapienza e discernimento. Che la pace e la giustizia siano la nostra guida e che la luce della Legge (Torah) continui illuminare il nostro cammino!
Qualche anno fa sono tornato alla nostra terra, mosso dal desiderio di comprendere di più sopra quello che tanti dicono, scosse le fondamenta d’Israele. Mi diressi a Nazaret, la piccola contrada, dove crebbe Gesù. Là incontrai parenti suoi. Persone umili che conservavano con orgoglio, però anche con grande discrezione i ricordi del figlio di Myriam, a colui che chiamavano semplicemente YESHUYA. Sua madre Myriam - Maria come è conosciuta tra i greci, già era anziana, però parlava con serenità
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e sapienza. Lei mi ricevette con gentilezza e mi raccontò sopra l’infanzia di Gesù. Disse che era molto giovane. Sì, dimostrava un comprensione irrepetibile delle Sacre Scritture. Myriam mi parlò di un episodio a Gerusalemme: quando Gesù essendo quindi un bambino fu trovato nel Tempio dialogando con i Rabbi della Legge, che ammirava la sua saggezza.
Aveva uno splendore negli occhi - disse lei – uno splendore che mai le scomparve, nemmeno nei momenti più difficili.
Parlai anche con alcuni dei suoi fratelli. Giacomo, conosciuto come il giusto; fu quello che più m’impressionò. Un uomo di carattere fermo e una reputazione di pietà che guidava la Comunità Giudeo-cristiana a Gerusalemme. Giacomo descrisse a suo fratello con una miscela d’ammirazione e dolore. Mi disse che al principio la famiglia ebbe difficoltà per comprendere la missione di Gesù che le sembrava una menzogna e audacia. A poco a poco fu compreso come un chiamato divino. Giacomo confessò che durante la vita di Gesù, molti della famiglia dubitarono di Lui. Però, dopo la sua morte Giacomo fu uno di quelli che secondo i racconti videro il fratello risorto e conversarono con Lui. Fu rivelatore. Non erano uomini cercando fama o gloria; ma persone semplici dedicati al lavoro manuale che parlavano di Gesù con un rispetto solenne, come se Lui fosse stato più che un semplice fratello o figlio. Una delle figure più intriganti
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che incontrai fu Maria Maddalena, una delle sue seguaci più dedicate. I racconti variano sulla sua vita prima di conoscere a Gesù. Però tutti coincidevano in cui lei si trasformò profondamente attraverso Lui. Lei mi raccontò come trovò il sepolcro vuoto e la prima visione ch’ebbe di Lui dopo la resurrezione. Parlava con passione e lacrime negli occhi; descrivendo a Gesù come quello che aveva udito nella sua vita e le mostrò un cammino di rendenzione e speranza. Dopo, viaggiai per Galilea, Giudea e fino regioni molto al di là del Giordano; dove i discepoli di Gesù continuavano a diffondere le sue parole. Incontrai a Simon Pietro che fu pescatore nel Mare di Galilea ed a Andrea suo fratello. Questi uomini semplici di rude linguaggio, avevano un fuoco nello sguardo che m’impressionò. Pietro mi raccontò sopra i miracoli che presenziò nel camminare sopra le acque, la moltiplicazione dei pani e pesci, le guarigioni e gli esorcismi. Parlava con una certezza, che poche volte ho incontrato tra gli uomini, tra i seguaci di Gesù. Conobbi anche a Giovanni. Un uomo che sembrava tener una profonda connessione emozionale con Lui, il Nazareno. Egli mi parlò dell’ultima Cena, il momento del tradimento di Giuda e come tutti loro fuggirono, quando Gesù fu arrestato. La sua voce tremò nel descrivere la crocifissione dicendo: che le tenebre che coprivano la Terra in quel giorno furono anche tenebre nei loro propri cuori. A Gerusalemme cercai a quelli che
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furono testimoni degli ultimi giorni di Gesù. Le autorità del Tempio e alcuni Leaders dei Farisei e Sadducei. Parlavano di Lui con disprezzo; considerandolo un agitatore e un blasfemo. Ricordo le parole di Caifa il Sommo Sacerdote, giustificava la sua esecuzione come un atto necessario per preservare la pace con Roma.
Tuttavia tra il popolo l’opinione era divisa. Molti ricordavano le sue guarigioni, le sue parole sopra il Regno di Dio, il suo amore per i poveri e gli emarginati.
Ebbi l’opportunità di visitare il luogo del Golgota dove Gesù fu crocifisso. Un luogo desolato però che secondo quelli che credono si è convertito in simbolo di speranza.
Ascoltai il racconto dei Centurioni romani che furono presenti in quel giorno. Alcuni dissero che mai avevano visto un uomo morire da quella parte, con dignità e parole di perdono nelle labbra anche prima l’agonia. Uno di loro, un centurione chiamato Longino affermò di aver sentito qualcosa inesprimibile, come se il suo stesso Cielo aveva pianto la sua morte. A ritorno a Roma fui testimone di una Comunità in crescita, di quelli che si chiamano “cristiani”. Sono perseguitati e sprezzati, però hanno una forza interiore che sembra provenire di qualcosa al di là di sé stessi.
Si riuniscono in segreto. Cantano Inni. Condividono il pane e il vino e parlano di un Gesù che è vivo. Nonostante la sua crocifissione, la maggioranza dei Romani li
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vede come fanatici; però Io che conobbi gli occhi dei suoi parenti e amici vedo qualcosa differente. Non sono motivati per ambizione, ma per una fede che sfida il tempo, la ragione e il potere di questo mondo. Non ho intenzione di convincervi a credere in ciò che racconto; però desidero che sappiate quello che io ho visto e udito, sii Gesù un Profeta, un Rabbi o altro più. Lui cambiò la storia della nostra terra, il suo impatto continua crescendo, anche qui nel cuore dell’impero, dove le sue parole sono sussurrate nell’ombra. Potremmo non scoprire mai tutta la verità su di Lui. Però che l’Altissimo ci guidi la nostra ricerca!
Che la pace del Dio di Abrahamo, Isaacco e Giacobbe sia con voi e che Lui ci dia saggezza per discernere i tempi che viviamo con rispetto e devozione”.
Flavio Josef
-storico e servo del nostro popolo
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