Non pensate che io sia vostro nemico, perché ho detto questo. Non pensate che non abbia fiducia nella vostra pietà, perché vi rimprovero aspramente. Non pensare sono orgoglioso, vanaglorioso e sicuro di me, perché oso avvicinarmi a voi, che sei di gran lunga superiore a me in conoscenza e ricordatevi il vostro dovere. Vorrei aver evitato volentieri questa esposizione pubblica dei miei sentimenti. Se fosse stato possibile nascondere la mia testimonianza, non avresti mai visto queste pagine. "Ma la necessità mi è imposta." E non pensate, vi prego che sono contro la Chiesa del nostro Redentore, o ostacolerò la sua prosperità, perché mi oppongo ad una istituzione umana che i cristiani molto in generale osservano. "Se ti dimentico, o Gerusalemme, lasciami mano destra dimentica la sua astuzia. Se non mi ricordo di te, lascia che la mia lingua si attacchi al palato; se io non preferisco Gerusalemme alla mia gioia principale."
Nel secolo attuale (1884) pochi hanno assunto a favore di questa verità una posizione più nobile di quella assunta dall’anziano J. W. Morton, il cui lavoro e i cui scritti a favore del Sabato hanno portato molti alla sua osservanza. Fu inviato come missionario ad Haiti dai presbiteriani riformati. Nelle sue mani caddero pubblicazioni sabbatarie e, dopo aver esaminato attentamente l'argomento, si convinse che il quarto comandamento richiede l'osservanza del sabato del settimo giorno. Senza aspettare di considerare i propri interessi, decise immediatamente di obbedire a Dio. Tornò a casa, fece conoscere la sua fede, fu processato per eresia ed espulso dalla Chiesa Presbiteriana Riformata senza che gli fosse permesso di presentare le ragioni della sua posizione. La condotta del sinodo presbiteriano nel condannare l'anziano Morton senza concedergli udienza, è un prova dello spirito di intolleranza che ancora esiste anche tra coloro che si dichiarano riformatori protestanti. |
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